Due anime complementari, separabili, ma meno lontane di quanto le meccaniche, spesso sterili distinzioni fra astratto e figurativo possano far credere, convivono nella pittura di Gabriella Legno. Una di queste anime quella che con eccesso di inerzia mentale si definirebbe figurativa, mantiene in realtà il contatto con il terreno a portata di mano dell’artista, che non è, per quanto possa far parte del suo quotidiano ordinario, un terreno qualsiasi. È il campo, fisico e spirituale, del Barocco leccese, idolatrato attraverso la rappresentazione di alcune delle sue architetture più seducenti, ma non certo per ottenere delle cartoline turistiche. Il Barocco, l’architettura, Lecce tutta, nello splendore del suo centro storico, sono il presupposto, la piattaforma da cui spiccare il volo alla ricerca della dimensione “oltre il visibile”, per dirla con le parole della Legno, che quel prodigio in terra ha generato, promettendo di poterne continuare a generare anche altri, in qualunque tempo, presso qualunque gente, se solo si sapesse accondiscendere. Così la chiesa delle Alcantarine, perfettamente riconoscibile grazie alla dimestichezza della Legno con le regole del buon disegno, si proietta come un missile verso un cielo profondo e mostoso come un oceano, snellita lateralmente come se avesse perso gli stadi, proprio come un vero vettore astronautico. Ancora meglio farebbe San Matteo, la cui facciata, con quel suo aspetto sfaccettato e affusolato, potrebbe anche assomigliare a un’astronave pionieristica, o meglio, a una cosmonave (i sovietici preferivano chiamarle in questo modo), se non a un razzo dei fumetti di Flash Gordon; e infatti non manca di slanciarsi verso un orizzonte di fuoco d’artificio, ancora più intrigante del cielo d’oceano, anche se in una diversa versione della stessa Legno, zavorrata dall’edificio che lo precede e da vortici di venti lunari, San Matteo sembra compiere un percorso inverso, trasformato imprevedibilmente in un batiscafo picardiano destinato a scandagliare chissà quali abissi sconosciuti, in fondo uguali e contrari ai cieli d’oceano e gli orizzonti di fuoco d’artificio dei quali si è appena detto.
Questa intenzione di idolatrare il monumento rifiutando l’adorazione passiva, rappresentandolo non per sacralizzarne l’immagine, ma per vedere oltre da essa, mi fa ricordare l’atteggiamento con cui Robert Delaunay, fra il 1909 e il 1911, si è confrontato con la Tour Eiffel, oltraggiandone l’immagine canonica – ora destrutturandola come in un’esplosione, ora rimontandola come fosse un’improbabile Torre di Babele – per cavare da essa qualcosa che andasse al di là dell’oggetto fisico, un archetipo della spiritualità moderna pienamente partecipe di una nuova dimensione intellettuale, ancora tutta in divenire e in attesa di una definizione chiarificatrice, ma innegabile nella sua dirompente forza rinnovatrice, come una piena inarrestabile. È, quello delle variazioni sul tema delle Tour Eiffel, un Delaunay cubista, ancora analitico nella sua smania disintegratrice, ma che già annuncia una fase diversa, l’Orfismo, originale rispetto alla strada maestra indicata da Picasso e da Braque: sviluppando in qualche modo la lezione del pointillisme, Delaunay cerca nelle libere composizioni della forma-colore, emancipate da qualunque intento rappresentativo, la possibilità di proiettare il proprio io in un’aura mistica in cui stimolazione estetica e sensazione percettiva, esperienza e meditazione, arte e vita diventano una sola, unica, eccitante esperienza, all’insegna del èlan bergsoniano più scolastico.
Eccolo, Delaunay con la moglie Sonia, elaborare, fra il ‘12 e il ‘13, il ciclo delle “forme circolari”, la risposta astrattista in salsa transalpina al primato russo-tedesco sancito da Kandinskij, per poi tornare, a guerra in corso, a lambire le rive della figurazione. Non mi sarei dilungato, su Delaunay, se non vedessi (Neo-)Orfismo, echi post- divisionisti, misticismo, musiche di colori e forme circolari anche nelle opere astratte della Legno, quelle che, preso il volo dalla terra, dalla sua Lecce, sorvolano l’orbita dell’immateriale, immerse in una visione perpetua che aspira a contemplare, forse, il mistero ultimo, l’idea platonica nel suo stato puramente metafisico. E il viaggio, al centro dell’universo dentro la nostra mente, immensamente più grande di quello reale, diventa senza fine.
Vittorio Sgarbi
…I lavori di Gabriella Legno evocano sensazioni profonde, che scaturiscono dal supporto fra pennellate di colore e una strutturazione essenziale trattata dall’artista come luogo delle emozioni. Le composizioni dell’artista sono dunque visioni certamente ascrivibili alla corrente informale, in cui emozioni e ricordi si stemperano nell’evanescenza della carica cromatica. Sapienti sfumature e delicate alternanze di colore si affiancano l’un l’altra, nelle opere di Gabriella Legno, in un raffinato gioco di colore dal gusto rigorosamente astratto.
Paolo Levi
Abilità comunicativa che supera i confini visivi e dà vita a creazioni armoniose portatrici di messaggi universali. Un’arte che rivela la creatività dell’artista e le pulsioni intime del suo animo.
Paolo Levi
Il Portale Expo Milano 2015
..(Neo-)Orfismo, echi post-divisionisti, misticismo, musiche di colori e forme circolari nelle opere astratte della Legno, quelle che, preso il volo dalla terra, dalla sua Lecce, sorvolano l’orbita dell’immateriale, immerse in una visione perpetua che aspira a contemplare, forse, il mistero ultimo, l’idea platonica nel suo stato puramente metafisico. E il viaggio, al centro dell’universo dentro la nostra mente, immensamente più grande di quello reale, diventa senza fine.
Vittorio Sgarbi
La creatività di Gabriella Legno passa attraverso differenti stilemi appartenenti a modalità pittoriche, ampiamente codificate nella storia dell’arte, senza però riconoscersi in una sola di queste, così, strizzando l’occhio a Guillaume Apollinaire, con le sue evoluzioni sinusoidali multitraccia, a colori e in bianco e nero, queste di pura grafica, in un mix che dà il via ad una e più opere, prosegue la sua ricerca espressiva senza un indirizzo formale univoco.
I travalicamenti stilistici di Gabriella Legno riescono ad afferrare l’attimo iconico in grado di proporre la sua filosofia artistica, e commutarlo in un intero mondo di forme e colori che, della tela fanno un suo quadro.
Roberto Villa
(fotografo di fama internazionale)
Risuona per dinamiche evoluzioni l’arte di Gabriella Legno. Movimenti oscillanti, circolari o elicoidali, spiraliformi o meno si dipanano occupando uno spazio che è sì quello della tela, ma che riproduce l’andamento del suono attraverso una combinazione cromatica festante.
Nelle sue opere, l’artista rappresenta flussi d’energia colti nel loro mostrarsi e, come se il segno e la luce non fossero sufficienti, nomina ciascuna creazione con titoli che colgono la pura essenza di ciò che si può solo percepire con una grande sensibilità, a cui si può dare una forma visibile solo attraverso una fervida immaginazione.
Salvo Nugnes
(Manager di personaggi noti e Curatore di eventi internazionali)
Oltre il segno
Le immagini che ci mostra Gabriella Legno si concatenano in un esplosione ingovernabile e allusiva, nel produrre un essere pittorico diverso, nuovo. Presenze e assenze di un tempo perduto, nutrite segretamente e falsate da sognate e segnate sostituzioni.
Prodotti alchemici in un reincarnarsi di vite attuali, tra lampi e materiali che rompono e precipitano in ordine denso e organizzato, reinventato, con la logica della mano e dell’occhio nel riplasmare l’unità e la molteplicità di turbini e vortici incandescenti come nel volo a vista in un cielo di bagliori improvvisi. Così se si vuole, si scoprirà pure la presenza che l’arte esige: quella cioè di una proiezione interna, capace di penetrare nell’ermetismo dialogante, attraverso quell’atto liberatorio che è quello della pura creazione. Atto nell’atto e nell’attimo di una vera testimonianza all’aprirsi, al vedere e al sentire, manifestando e proponendo dimensioni e distanze di un “senso” resuscitato, prima ancora di un’ascesa e trasfigurazione illuminata, nel dominio inafferrabile della visione.
Ercole Pignatelli
Descrive un fluire ininterrotto Gabriella Legno, quello colmo di vitalità ed energia che i suoi colori baciati dalla luce convogliano in una danza avvolgente. Concerto in Sol Maggiore porta l’osservatore al centro della sinfonia. Il vortice di essenze cromatiche gli si dipana tutto attorno in modo da farlo sentire parte di un ritmo irresistibile, coinvolgente, irrefrenabile eppure dolcissimo. Con gli acquerelli e le vernici stesi su tavola, l’artista impreziosisce di un minuto mosaico la nostra visione. Ci troviamo così appagati di fronte a uno spettacolo a cui partecipiamo ricevendo una carica gioiosa.
Salvo Nugnes
(Presidente di Spoleto Arte e Manager di personaggi noti)
Osservando un acquerellista dipingere non si può non restare piacevolmente meravigliati e sorpresi dalle gocce d’acqua colorata, che si adagiano e si espandono sulla superficie bagnata: improvvisamente e quasi d’incanto compare un soggetto, si delinea uno spazio, si crea un’atmosfera di contorno particolare, che suscita immediata e autentica emozione.
L’inesauribile curiosità, congiunta all’esuberante intraprendenza e naturale propensione verso ciò che la circonda, portano Gabriella Legno a trovare nell’acquerello la tecnica a lei più congeniale, che le offre la possibilità di esternare il proprio mondo introspettivo e di cogliere quello esterno nelle multiformi manifestazioni, attraverso un’originale rielaborazione della dimensione reale e fantastica, di notevole intensità segnica e coloristica. La ricerca in costante innovazione la orienta al genere astratto di matrice geometrica, misticheggiante e simbolista.
La pittrice compone con rapidità e padronanza esecutiva, vivace e istintiva spontaneità dando forma a tutto ciò che il suo spirito ha prodotto e lo trasmette mediante le sollecitazioni sensoriali.
I dipinti diventano lo strumento per traslare il “Principio della necessità interiore” con immagini fantasiose, che suggeriscono un’impronta di lirismo e rimandano a riflessioni sulla dicotomia, in cui si evolve e si sviluppa la condizione umana. Riesce abilmente ad addentrarsi negli aspetti più vibranti, energici e armoniosi dell’aria e della luce seguendo le sottili, morbide e fluttuanti variazioni dell’anima e trasfigurandone le fasi emotive, che si rispecchiano nelle composizioni, per attrarre e sollecitare l’osservatore a coinvolgenti proiezioni evocative. Le figure di fantasia sono i luoghi e i paesaggi prediletti della mente e del cuore. Negli acquerelli della Legno la spazialità e la lucentezza non hanno limiti e confini precisi di riferimento e lo scenario narrativo si trasforma in un teatro aperto, dove le raffigurazioni si alternano e s’intrecciano con accostamenti informali, amalgamati dalle strutture simboliche delle cromie, che convergono in contrappunti timbrici di elevato effetto.
Nei secoli, le simbologie e le interpretazioni sul colore sono state oggetto di un’ampia serie di trattati, saggi e postulati sulla materia. Risulta significativo allineare l’ispirazione artistica della Legno con quanto dichiarato da Johannes Itten “Uno studio approfondito dei colori è uno strumento eccellente per sviluppare la propria umanità e per acuire la sensibilità delle necessità interiori. E’ un sussidio per intendere le leggi esterne del divenire naturale. Qualsiasi possa essere il futuro orientamento della pittura, la forza espressiva dei colori conserverà sempre un ruolo essenziale nel processo creativo”.
Elena Gollini
(critico d’arte e giornalista)
AgoraGallery of NewYork
“Il colore ha una forza immensa di guarigione”, dice Gabriella Legno, e la tavolozza di luce infusa del pittore è un riflesso di quel potere di guarigione. Nel suo lavoro, anche marroni e grigi assumono un’aura luminosa che dà ai suoi dipinti astratti una sensazione di luce e un senso di corporeità. Lavora principalmente con l’acquerello, utilizza una “tecnica estremamente delicata” mettendo in evidenza tutta la leggerezza e la trasparenza che il mezzo consente. Il combinare le “vernici dense e materiali” con quella leggerezza è solo un modo in cui l’artista mostra la via dalla realtà quotidiana ad un livello più spirituale dell’esistenza. Un altro modo in cui Legno rende visibile il cammino spirituale è quello di presentare “forme conosciute e visibili che spingono verso l’ignoto e l’invisibile.” Miscelando il noto e l’ignoto, crea un mondo in cui i confini tra astrazione e rappresentazione sono ponte. Paesaggi urbani, fiori e onde del mare emergono dai modelli che lei crea, fornendo punti di contatto che ci tirano dentro e catturano la nostra attenzione. In queste composizioni, anche i simboli più astratti e i turbinii sono animati da una vita tutta loro. Per Legno, che vive e lavora a Lecce, nel sud Italia, comunicare quel senso della vita è essenziale. “La mia arte”, dice, è un modo di dipingere “l’universo divino che è dentro ognuno”.
ARTisSpectrum AgoraGallery of NewYork
(Agora Gallery- New York)
Splendenti e intrisi di luce con i ricchi toni del rosa blu ed arancione i lavori di Gabriella Legno sono composizioni che sollevano e curano e che trascendono la generalizzazione.
Forme geometriche definite diventano vive con una fantasia piena di anima e di spirito e le composizioni pulsano di vivacità.
Attraverso questi lavori Legno cerca di articolare e rendere visibile il dinamico eccitante mondo del non visto.
Comunque radicati nell’intangibile, i lavori sono trincerati in squisito formalismo e talento grafico, prodotto di anni di studio all’Accademia delle Belle arti di Lecce, Italia.
L’artista usa la tecnica dell’acquerello, un mezzo minuzioso raffinato poiché collima con una certa spiritualità nella sua arte.
“Io penso che sia una tecnica estremamente delicata, non aggressiva, elegante, adatta più di ogni altra per le sue peculiarità – lucentezza, trasparenza e rarefazione – per esprimere la spiritualità ,” dice Legno, descrivendo i suoi acquerelli.
Oltre ad aver studiato Belle Arti, Gabriella Legno è anche una brava musicista e lirismo ed armonia permeano i suoi lavori. Lei ha esposto in tutta Italia ottenendo un ottimo consenso da parte della critica.
Karin Maraney
(Agora Gallery- New York)
Artista versatile e sempre animata dal demone della ricerca, Gabriella Legno dopo aver attraversato varie fasi creative nell’ambito della rappresentazione pittorica, da qualche tempo con sicura consapevolezza è approdata a soluzioni che si assegnano ad un personale genere astratto, decifrabile nel significato e nel significante ponendosi in empatia con il suo stato di essere che attraversa molteplici aree dello Spirito.
Sorretta dalla padronanza dei mezzi espressivi, la nostra artista trova congeniale l’avvalersi della tecnica dell’acrilico e, soprattutto, dell’acquerello che le consente, prevalentemente su supporto cartaceo, di realizzare effetti di luce che assumono forme, contrassegnate dalla levità, a volte direi dalla rarefazione, che così traducono visibilmente sentimenti e sensazioni, nonché intimi momenti di liricità, connessi ad una particolare visione del mondo e della vita.
La visualizzazione operata da Gabriella, propone il suo percepire e il suo sentire e, nell’atto compositivo, la inducono a smaterializzare la materia, traendo così da essa il minimo indispensabile per narrare, con simboli, metafore e allusioni, ma soprattutto con l’intuizione dei significati archetipi dei colori, la tensione verso l’addivenire di una umanità governata dall’amore, inteso come dono di se stessi nella partecipazione delle sofferenze e dei disagi del prossimo, del “tedium vitae” di una umanità oggi ahimé angustiata da falsi miti, dall’avere anziché dall’essere, dalla frustrazione per desideri inappagati, quelli che il vecchio Epicuro definiva “non naturali e non necessari”.
La ricerca di Gabriella non si irretisce nella dimensione egoarchica, anzi, al contrario, essa si offre come personale esperienza di interiori percorsi che intendono stimolare l’affrancamento dalla corrente comune, onde conseguire quella “via secca” tanto anelata dalle scuole esoteriche.
Opera sicuramente stimolante nella creatività, sempre “in fieri”, quella di Gabriella, che nutrita dall’insegnamento di autorevoli Maestri delle arti e delle spiritualità, sotto sotto intende viepiù conoscere se stessa per trasmutarsi, per impossessarsi della propria pietra occulta, ossia quella filosofale, capace di trasmutare in oro non le cose della materialità, bensì la dimensione ignea dello Spirito, la vera essenza di ognuno e di tutti. Ecco, allora l’invito della nostra artista di guardarci dentro e attorno per intraprendere l’arduo cammino che consentirà alla nostra crisalide di diventare finalmente farfalla.
La pittrice salentina nel suo dire e nel suo fare artistico offre al fruitore anche spunti di riferimento umanistico della migliore tradizione sapienziale, dai Veda, al Cristianesimo, ai Sufi, etc., a tecniche mantriche e pure agli aneliti di Schopenhauer. Osservando la produzione pittorica della nostra artista ci si stupisce, in virtù di quanto detto, che nella sua opera manca qualsivoglia indizio che richiami il pessimismo, quella esternazione del “lutto” espressa dai toni scuri e da grovigli grafico-cromatici. Tutt’altro! Speranza e fiducia nell’umana redenzione si colgono nel suo fare, nella consapevolezza di un cammino evolutivo difficile si, ma non impossibile.
Ed ecco, allora, tra guizzi di luci e vortici ascendenti il misterioso mandàla, ossia il labirinto che racchiude il mistero della vita e della morte iniziatica, foriera di rinascita e di affrancamento dalla caverna. La produzione pittorica di Gabriella Legno, è appena il caso di notarlo, contiene al di là della epidermica apparenza un intenso dinamismo che ben si coglie nello stato empatico e, come si suol dire, andando “dentro” e “dietro” il quadro, che nel caso della nostra artista è coerente produzione creativa “impegnata”, tesa a stimolare anche sotto il profilo estetico poiché, come notavano gli antichi Greci, ciò che è giusto è pure bello e buono.
Mario De Marco
(critico letterario e d’arte, giornalista)
Dalle caleidoscopiche visioni di Gabriella Legno prendono vita testimonianze pittoriche di grande valore. Artista dalla fervida immaginazione e di profondo istinto creativo, Gabriella Legno lascia che la sua ispirazione si nutra di una miriade di stimoli differenti, che possono provenire dai suoi stessi ricordi come dai suoi sogni, dai sentimenti personali come dalle trame misteriose di un mandala.
Nelle sue opere trova spazio una notevole sperimentazione tecnica, che affianca materiali e lavorazioni differenti, unite a creare una composizione magica e irripetibile. L’artista riesce a coinvolgere l’osservatore nella sua ricerca poetica, che è dimensione fondamentale del suo operare, supportata tuttavia da una positività di fondo che emerge con chiarezza dai suoi lavori, una sorta di lieve sorriso che traspare sotto la trama cromatica e materica della sua espressività.
(99 Protagonisti dell’Arte. 2018)
Sandro Serradifalco
(critico, saggista, editore)
Nella pittura di Gabriella Legno c’è una tendenza verso la concezione volumetrica e spaziale che sfocia in una fusione atmosferica mediante il colore ad acquerello e vernici, steso con una tecnica unica e originale, con movimenti circolari dalle tonalità intense e vibranti. L’artista crea così il suo linguaggio espressivo e sceglie come soggetti monumenti architettonici reinterpretati dal suo estro creativo: da ciò emerge la sua profonda conoscenza del disegno prospettico. Gabriella Legno dimostra di sapere alternare e scambiare il senso del rapporto tra la forma e il colore, impedendone la fissità, il tutto in presa diretta con le tensioni e l’abbandono dell’inconscio. Ella cura assai scrupolosamente il disegno e gli effetti prospettici con personale libertà creativa. Si colgono nelle sue opere momenti d’intensa spiritualità, le opere coinvolgono attraverso elementi ricchi di penetrante lirismo poetico
Firenze, 10-13 novembre 2016
Sandro Serradifalco
(critico d’arte, saggista, editore)
(critico d'arte - Nizza)
Un movimento cromatico in perfetto equilibrio fra simboli e gestualità creative, nella determinata equivalenza di orchestrate simbiosi evocative.
La turbolenza cromatica, si innesta nella gradevole armonia di toni, con aspetto di piacevole ricercatezza segnica.
Jean Charles Spina
(critico d’arte-Nizza)
Esprimere l'invisibile
Esprimere l’invisibile…….Gabriella Legno, apre il suo più recente scrigno di spiritualità con acrilici su tela e acquerelli, dove il colore è lo strumento per raggiungere l’immateriale…… Tutto è concentrato sull’invisibile che pure esiste. Sfumature, tonalità pastello sempre più eteree, trasparenze: l’obiettivo è l’impalpabile. Anche negli acrilici, dove colore e materia si fondono, il discorso materico è sfruttato per rendere l’idea della non materia. …….. Anche nella serie ‘oltre il visibile’, nei piccoli acquerelli e vernici il richiamo all’architettura barocca è subordinato alla rappresentazione dell’immateriale. Così i soggetti dell’episcopio leccese e di un puttino della facciata di Santa Croce sono sopraffatti dai fasci di energia, che tutto crea e tutto trasforma.
Stefano Lopetrone (giornalista)
da ‘La gazzetta del mezzogiorno’ 11 luglio 2007
Dal luogo del silenzio affiora una preghiera… Laura Legno
Ogni momento, per l’artista, è preghiera. Ella possiede un proprio segno cromatico e vibrante riconoscibile, dove ogni tratteggio è purezza, leggerezza e minuzia, suono e silenzio.
Il suo “nome” attraversa la tela, perché il viaggio di Gabriella Legno è più consapevole, ma anche più esigente.
Non solo desideri o indugi: occorre realizzare i propri sogni e la predilezione per l’acquerello, che ne imprime lo stile altamente artistico, riesce a condurre la sua mano come fosse guidata da un essere superiore.
Le emozioni di fronte alla tela superano ogni tensione e la parola ne viene, per così dire, quasi annientata, perché risucchiata da vortici forti e pregnanti, nonostante la delicatezza nella scelta delle cromie e dei segni.
Come “Creazione”, un polittico che mira verso l’alto: egli nasce e vive di separazioni e di legami armonici che mirano verso l’infinito.
L’Arte riesce sempre a consegnare alla pittrice un varco incommensurabile, dei segnali che giungono da un altrove, perché ella possa farcene dono.
Pompea Vergaro
(critico d’arte, giornalista, direttore editoriale e artistico)
Una emotiva e spirituale simbologia trova sostegno nelle vibranti e armoniose cromie, delicate e dinamiche nell’opera di Gabriella Legno. L’artista possiede delle intuizioni profonde legate all’universo che si alimenta di equilibri misteriosi e solo intuibili dall’Arte, maestra della sua vita e del suo cuore.
Pompea Vergaro
(critico d’arte, giornalista, direttore editoriale e artistico)
La leggerezza del tocco pittorico introduce l’osservatore in un universo caleidoscopico di astrattismi dove forme fluenti e dinamiche sembrano indirizzare, più che il suo sguardo, la sua anima, in una visione introspettiva che si carica di intensa spiritualità. Un cosmo-dipinto dalle tonalità morbide ed impalpabili, permeato da un silenzio che si fa colore; un soffio vitale da cui la luce si alza come lievito, in uno spazio portato al diapason emotivo. Quella stessa luce che accarezzando gli accordi cromatici pare orchestrarli secondo i tempi armonici di una partitura musicale; ora più lenta, ora più intensa.
Così Gabriella Legno sembra affidare le sue visioni pittoriche all’astrazione formale di vibranti passaggi cromatici il cui delicato tratteggio materico segnala meta-fisicamente il posarsi dello sguardo di chi osserva e il percorso seguito dalla sua anima. Nel vortice di questo moto perenne si dispiega il pentagramma di un’intima musica a raccogliere i suoni di un mondo universale, interpretata dalla mano di un’artista raffinata e sensibile per la quale, citando Mark Rothko, ‘l’arte appartiene allo spirito’.
Sabina Fattorini
(critico d’arte)
I colori dello Spirito
Tra le espressioni artistiche di Gabriella Legno, gli acquerelli rappresentano la ricerca dell’artista di raccontare visibilmente ciò che visibile non è.
Un insieme armonico e vibrante di linee morbide, di disegni accurati, di trasparenze alternate a plasticità pittoriche, trasmette le molteplici emozioni del faticoso pellegrinaggio dell’uomo verso l’Assoluto.
In questo percorso dello spirito dove il soggetto è l’astrazione, la spiritualità, l’oltre, l’unico elemento concreto, materico, reale, sono le chiese, strutture architettoniche che l’artista sospende tra cielo e terra quale ponte tra la materia, la realtà conosciuta e comprensibile e l’ignoto, l’arcano, il misterioso.
Forme note e visibili che aprono allo sconosciuto e all’invisibile. Così l’artista fonde il Conosciuto e il Misterioso, l’oggettivamente conoscibile con lo Spirito, in un atto creativo che ridisegna gli itinerari della quotidianità in sembianze nuove. Il biancore dorato del barocco si accende di nuova luce e vive, vive di tutti i colori che appartengono alle geometrie divine del mondo oltre il visibile. Sono i colori della spiritualità che illuminano e danno vita al paesaggio di pietra.
Perché le chiese sono l’antico e mai perduto tempio dello Spirito…
Aura Gollen
(critico d’arte)
Confini
Vivere i quadri di Gabriella Legno è come vivere ad un passo dai mondi celesti.
Superati i confini delle terre date all’uomo ci si addentra in armonie nuove dove il percepire, l’udire ed il vedere si colorano di quel sentire dell’anima : ogni cosa parla di spirito.
È come se dinanzi ai nostri occhi si intrecciasse un racconto della vita, dell’Essere e di un’esistenza nuovi, dove pare che l’Uomo abbia ricostruito ogni cosa partendo dallo Spirito.
Si annulla l’incertezza dell’esistenza, si annullano il tempo e lo spazio donandoci un infinito presente.
Ogni opera pittorica è un altro passo in questo mondo nuovo e lo spettatore è invogliato a seguire un percorso del cuore che nascendo da un percorso dello sguardo, sveglia in lui antiche corde nascoste. E in questo specchiarsi può accadere, di tanto in tanto, che affiorino – da assoluti silenzi – consapevolezze fino ad allora sconosciute.
Aura Gollen
(critico d’arte)
Per cogliere il senso dell’opera di Gabriella Legno bisogna chiudere gli occhi… chiudere uno dei nostri cinque sensi, per lasciare agire il cuore, avviando così il nostro senso di connessione e di intimità con Dio, che attraverso il talento, si manifesta.
Dipingere per lei è un atto d’amore verso l’umanità, un modo in più per donare, per esprimere quello che Dio costruisce in se stessa.
Immersa nel suono della sua voce interiore, Gabriella Legno dipinge una dimensione magicamente determinata da una meditazione che la sollecita ad intessere un pacato ma dinamico dialogo con l’Universo, del vero Sé, dell’Atman, principio immortale e divino che va al di là dell’apparenza e della caducità del mondo.
La sua arte è ricerca che mira a scoprire la voce dell’eterno e lo spirito delle cose (…).
L’artista ci esorta a lasciarci sorprendere da noi stessi, per cogliere con lo spirito puro di un bambino, la bellissima danza del divino che si percepisce attraverso le sue composizioni cromatiche, che seguono il senso della melodia (orizzontale) e dell’armonia (verticale).
Per Gabriella Legno dipingere è come avere dinanzi una partitura musicale, come eseguire una musica che viene dal cuore. La sua pittura si diluisce dolcemente nell’aria, iridescente, come un’onda musicale che obbedisce al sentimento lirico della vita.
La sua pittura è sottile, fatta di impercettibili vibrazioni: è momento estatico di contemplazione, fuori dal tempo, fuori dalla contingenza, fuori dal ragionamento.
E’ fatta per l’ascolto, per assecondare il gioco dei vortici energetici, ed incontrare la musica che è dentro di noi.
Rita Fasano
(Gallerista)
L’arte della Legno, orientata verso sperimentalismi avanguardistici, dà vita a forme astratte che conducono ad una visione depurata della materia, elimina qualsiasi proiezione della vita interiore in oggetti reali, ritrae la scomposizione del soggetto per trasferirlo sulla tela in versione sintetica. Con la sua gestualità l’artista crea immagini senza tempo, pervase da sentimenti di irrealtà visive. Tutte le sue opere sono pervase di lirismo interiore e offrono un’emozione nuova come l’essenza di cui sono costituite: “linee di confine” rivela uno stile descrittivo carico di significati simbolici che tendono alla libertà interiore dello spirito. Riferendoci all’interpretazione volumetrica dell’opera, possiamo interpretare le aree scure come le uniche ad avere consistenza materica e quelle bianche come appartenenti al fondo immateriale, d’altra parte potremmo giudicare l’immagine come quello che realmente è, cioè una bidimensionale combinazione di aree chiare affianco a quelle scure. Il bilanciamento tra nero e bianco, in cui “galleggiano” grumi materici di richiamo simbolista, origina un’opera che solo apparentemente appartiene ad un livello non concettuale e imposta la sua astrazione in un decoratismo geometrico che “bagna” l’intero impianto compositivo. Nella serie “Città” è evidenziata la personale creatività di un neo-realismo astratto che potenzia al massimo la forza espressiva delle forme, tipiche del nuovo linguaggio artistico della Legno. Nella Città, sferzata da lampi chiari, l’artista realizza immagini di un vedutismo urbano disossato e senza anima che pare staccarsi, con le sue forme altamente stilizzate, dal fondale bituminoso. Nelle visioni palaziali caratterizzate dalla presenza della luna atteggiata ad una meravigliosa luminosità, quasi a protezione del panorama urbano, questo appare più vivo e reale per via di un cromatismo leggero e suadente. Nell’opera “Sky crimblers” il cangiare vibrante della luce attraverso l’azzurro del cielo, macchiato da bave schiumose che sferzano il nero spettrale dei grattacieli, conferiscono all’opera vivace vitalità e immediatezza di percezione. Per l’artista Gabriella Legno, l’opera è, dunque, il mezzo visivo per comunicare il proprio pensiero sul significato dell’oltre: lo scopo è giungere a una definizione di un’arte tutta propria e dettata, forse, da una dolente visione dell’esistere e dall’anelito alla libertà dell’anima.
Vincenzo Abbati